In a new article examining the current generation of women net artists, Elle Italia reviews Virtual Normality – Women Net Artists 2.0 at Museum der bildenden Künste, Leipzig, specifically citing the the work of Signe Pierce and Molly Soda (article in Italian).
La femminilità 2.0 è rosa, resistente, seducente. Ed è in mostra con le nuove artiste dell’era digitale
By Simona Marani
In un mondo ideale, una donna non dovrebbe difendere la propria femminilità, misurarsi con standard d’identità innaturali e “normalità”a dir poco discriminante (e la noia ragazze). La morte nera capace di togliere poesia e joie de vivre anche al colore rosa! L’era digitale ha sicuramente rimesso tutto in discussione, fornendo nuovi strumenti, stimoli, prospettive (e alter ego) all’esplorazione d’identità e sessualità. A giudicare dall’imperversare di cosette come il body shaming, l’orizzonte non è certo tutto rose e fiori. La nuova generazione di artiste 2.0arricchisce però la discussione pubblica, con orgoglio rosa shocking, unghie affilate e la prospettiva femminile che offre alla produzione digitale. Sono loro a dare una voce squillante, resistente e seducente alla collettiva “Virtual Normality – Women Net Artist 2.0”, in mostra al Museum der Bildenden Künste di Lipsia (fino all’8 aprile 2018).
Pink Power
Una nuova Vie En Rose. Rosa come il colore che si riscatta dagli stereotipi di genere. I cappelli delle donne che hanno marciato contro Trump in tutto il mondo. Il percorso espositivo curato da Anika Meier e Sabrina Steinek, nel primo museo tedesco interessato a scrutare il concetto di ‘normalità’ attraverso le sfumature della femminilità 2.0., approfittando del contributo di diverse artiste che usano il corpo, la vita e la virtualità quotidiana, per esplorare limiti e potenzialità degli standard ideali e degli stereotipi che imperversano su web e social network.
Il percorso, articolato su diverse sfumature di rosa, guarda gli ideali di bellezza femminile, esplorati dalla generazione di artiste cresciute con Tumblr e Instagram su Internet e i social media. Da chi si mette in gioco come la “online exhibitionists” Molly Soda, o una figlia del digitale e dei suoi accessori come Arvida Byström. Entrambe a lavoro su un libro che raccoglie le immagini di Instagram rimosse come “inappropriate”.
A giocare con lo sguardo maschile, è l’arte della seduzione che sembra apparentemente impegnare la “Instagram models” Leah Schrage, intenta a sedurre e provocare per combattere il pregiudizio. In modo analogo alla “reality artist” Signe Pierce, che dichiara “Io uso il rosa nel mio lavoro per rivendicare l’identità di questo colore e rifiutare il consumo orientato”.
L’altra metà del cielo può essere piena di nubi, ma riflette sulle relazioni intime dell’era digitale con il collettivo artistico Refrakt, sul condizionamento sociale di Internet insieme all’artista 3D Nicole Ruggiero, sulle nuove identità con l’avatar LaTurbo Avedon. La mostra si scioglie anche qualche nodo dai capelli con Nakeya Brown, insieme alla paradossale combinazione di piacere e dolore, alla quale si sottopongono le donne nere per soddisfare consuetudini spine ben oltre l’estetica. La pratica del selfie sfiora i suoi eccessi più grotteschi e surreali con gli autoritratti di Izumi Miyazaki, mentre i frutti succosi di Stephanie Sarley liberano la sessualità femminile dalle associazioni con l’osceno e il riprovevole.
Tutto questo mentre la visione speculare e ironicamente contemporanea di Joyce, alter-ego negli autoscatti di Juno Calypso, ci aspetta nella vasca della sua Honeymoon Suite (stile Twin Peaks), con le complessità dell’identità e della sessualità femminile che fanno il bagno con vizi e virtù del mito della bellezza ideale. Perché per la giovane artista la cosa più seducente resta la libertà di scegliere. “Puoi andare in un hotel per la luna di miele e essere vanitoso o narcisista, e puoi indulgere sulla femminilità e tutti i suoi stereotipi senza timore di essere condannato, sminuito o persino maltrattato. Penso che tutti abbiamo il diritto di indulgere in queste cose”.
Il viaggio è ancora lungo ma vi aspetta al museo e online!